Mi
hanno caricato il pesante legno della Croce.
I
due ladroni sono più veloci di Me verso la salita del Calvario. Essi non sono
stati bastonati, perché la legge non prevedeva la frustazione. Le frustate
erano state solamente per Me, perché Pilato, con questo atroce mezzo e con
questa sua viltà, credeva di impietosire il popolo; mentre se questo, se tanto
non fosse stato già stabilito dal Cielo che dovesse accadere, a Pilato sarebbe
bastata una sola parola, dura, precisa, per salvarmi.
Il
Mio corpo è stato già fiaccato dalle frustate, che lo avevano lacerato.
La
corona di spine non mi permetteva neanche i movimenti della testa, e la Croce
che urtava presso di essa conficcava maggiormente le acute spine nel Mio capo.
Camminavo
barcollando, con la testa che quasi toccava la terra, cadevo sfinito, senza
forze.
Ad
ogni caduta, Mia Madre doveva essere sorretta, perché il suo corpo
vacillava insieme col Mio. Avrebbe
voluto corrermi accanto, avrebbe voluto impiegare tutte le sue fragili forze
per aiutare il Figlio a liberarsi da quel peso: aiutarlo. Ma non solo questo le
era vietato, ma doveva ancora assistere allo scempio più grave: i Miei sgherri
pretendevano che Io mi alzassi a forza di frustate, di calci, di spintoni. Per
loro ero solamente un oggetto sulla terra, un oggetto che doveva obbedire senza
pietà alla loro ferocia satanica.
Ed
Io raccoglievo tutte le Mie forze, soprattutto per la Mia Mamma, per non
squarciare maggiormente il Cuore della Mia Mamma. Il suo immenso amore mi dava
la forza di rialzarmi per non vederla soffrire, perché le sue pene erano anche
le Mie.
Mi
rialzavo, stentavo, barcollavo, ricadevo.
Figlie,
non ci sono parole per descrivere questo immenso dolore, questa scena orribile
della creatura che, invece di suscitare pietà, scatena sempre nuovo furore.
Gesù
si rialza.
Il
Cireneo mi dà un relativo aiuto: la Croce la portavamo insieme, però il peso
più grande egli lo faceva ricadere sempre su di Me. La Croce non era destinata
a lui e non aveva voglia di soffrire.
Sanguinando,
piangendo e cadendo, sono arrivato al Calvario.
L’unica
pietà: la Mia Madre, il cui dolore era anch’esso oggetto di scherno e di
derisione per i nostri carnefici.
“Padre nostro, che sei nei Cieli, sia
santificato il Tuo Nome! Padre nostro, per santificare il Tuo Nome e per la Tua
Gloria, il Figlio Tuo sopporta tutto lo strazio della malvagità del mondo, per
redimerlo, per strapparlo dalle mani del Tuo Nemico. Padre, il Figlio Tuo sotto
la Croce implora ancora pietà per le Tue e le Sue creature. Amen”.
Fonte: © all rights reserved - Assunta Veltre, Ad Lucem per Crucem, Ed. Segno, Udine, 1992.
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