Andai
per valli e monti [1], quando
ero sulla Terra, in cerca delle pecorelle smarrite: notte e giorno il Figlio
dell’Uomo non trovava pace. Nei tre anni della Mia predicazione non avevo una
casa dove rifugiarmi. Quando sopraggiungeva la notte, dormivo sotto il cielo
stellato e rivolgevo continuamente la Mia supplica al Padre perché Mi aiutasse
a radunare il Mio gregge.
Allora e oggi sono la stessa cosa: Io
Padre, Io Figlio, Io Spirito Santo non ho tregua. L’Amore per i Miei figli
perduti non Mi dà tregua, non Mi dà pace. Nel Mio Regno di Pace, nel Mio Regno
di Luce, la Mia felicità non è completa fino a quando tutti i Miei figli non
avranno fatto ritorno alla Casa del Padre.
Il Padre ama i Suoi figli, li ama tutti di
uno stesso intenso amore; anzi, sono proprio i figli ingrati, i figli che si
sono allontanati dal Cuore, dall’Amore del Padre, che meritano più amore degli
altri, e sono proprio loro ̶ i figli malati, quelli che addolorano il Mio Cuore, ̶ quelli che Mi fanno stare sempre in
una continua supplica, in una continua preghiera.
“Padre, il Tuo dolore è grande quanto
quello del Tuo Gesù, il Tuo dolore è
uguale al Mio, perché li hai fatti figli prediletti; per
non darti questo dolore di perdere i figli Tuoi, che hai plasmato con tanto
amore con le Tue stesse mani, che li hai fatti figli perfetti a Tua immagine e
somiglianza e col Tuo Soffio di Vita divina, Padre, per questo amore, Io mi
sono sacrificato sul legno della Croce.
Ancora adesso, Padre, vado pellegrino per
il mondo. Giorno e notte, notte e giorno, vado emettendo sempre lo stesso
grido:
‘Figlio
Mio, dove sei? Ti sei allontanato, ti stai perdendo! Figlio, il Padre ti ama.
Figlio, corri, corri nelle braccia del tuo Padre amato! Il Padre, felice di
vederti risuscitato, felice di sapere che sei scampato all’estremo pericolo,
che sei scampato alla ferocia del Mio, del tuo nemico, che avrebbe potuto
ucciderti, il Padre rende lode e ringraziamenti al Cielo per averti ritrovato!
Il Padre, per la grande gioia di non saperti perduto, dimentica tutte le pene
che tu Gli hai dato, dimentica tutte le lacrime che ha versato per te, e queste
lacrime si trasformeranno in una gioia che non avrà più fine.
Torna! Deh, torna o figlio![2] Torna, o figlio ingrato! Non far soffrire ancora di più questo Padre tanto
addolorato! Già per troppo tempo hai ferito il Suo Cuore, per troppo tempo Gli
hai squarciato l’anima!
Figlio, basta!
Hai un cuore, un cuore che sa amare, un
cuore che sa donare; però questo cuore finora lo hai messo al servizio
dell’amore delle cose caduche, delle cose che passano, delle cose che non ti daranno
nessun frutto per la vera Vita.
Perciò, figlio, sono venuto a darti il Mio Amore:
sono venuto a mettere nel tuo cuore la Mia Bontà, le Mie lacrime, il Mio perdono,
il Mio Amore di Padre.
Torna, figlio, e in un unico abbraccio ̶ in un
fortissimo abbraccio ̶ tu dimenticherai di essere stato ingrato ed Io
dimenticherò di essere stato offeso, e ti dirò: Figlio, grazie, grazie per essere
tornato! Andiamo insieme a rendere grazie al Padre tuo e al Padre Mio! Andiamo nella
Sua Casa, andiamo nel Suo Regno, dove nessuno più potrà dividerci e dove gioia,
luce, gloria, bontà saranno senza fine.
Lo voglio sperare, figlio!
[1] Parole di un canto tradizionale che la
Portavoce sta eseguendo nel momento in cui sopraggiunge il presente Messaggio.
[2] Vedi nota precedente.
[3]
Questo Messaggio è stato stampato a parte e ampiamente diffuso con il titolo Accorato Appello del Cuore di Gesù.
Fonte: © all rights reserved - Assunta Veltre, Ad Lucem per Crucem, Ed. Segno, Udine, 1993.