Cari figli, con amore materno io vi prego: datemi le vostre mani, permettete che io vi guidi. Io, come Madre, desidero salvarvi dall’inquietudine, dalla disperazione e dall’esilio eterno. Mio Figlio, con la sua morte in croce, ha mostrato quanto vi ama, ha sacrificato se stesso per voi e per i vostri peccati. Non rifiutate il suo sacrificio e non rinnovate le sue sofferenze con i vostri peccati. Non chiudete a voi stessi la porta del Paradiso. Figli miei, non perdete tempo. Niente è più importante dell’unità in mio Figlio. Io vi aiuterò, perché il Padre Celeste mi manda affinché insieme possiamo mostrare la via della grazia e della salvezza a tutti coloro che non Lo conoscono. Non siate duri di cuore. Confidate in me ed adorate mio Figlio. Figli miei, non potete andare avanti senza pastori. Che ogni giorno siano nelle vostre preghiere. Vi ringrazio” (Messaggio a Mirjana del 2 maggio 2012).

Dice l’Eterno, il Signore dei Signori, l’Alfa e l’Omega: Io sto per tornare, o Chiese, quaggiù. Vegliate, dunque, perché non vi trovi senza l’olio dello Spirito. Io soffio. Con il Mio soffio manderò via coloro che non mi hanno voluto ascoltare e con un Soffio riempirò coloro che mi cercano (...). Ascoltate il Mio richiamo, la Mia Voce, poiché sono Io che parlo (...) per la vostra salvezza prima che Io venga e vi trovi impreparati. Io mando i Miei servi per prepararvi. Se voi non ascoltate, per certo morrete. Se i Miei servi non aprono la bocca e non parlano, Io, l’Eterno, ne terrò conto di peccato, di grande peccato a questi che sanno e non portano il Mio messaggio. Ma se i Miei santi profeti che Io mando parlano delle Mie parole che dico a tutte le Chiese della Terra, voi, popolo, sarete inescusabili davanti al Trono del Padre. Ascoltate o popolo: (...) Io sto per venire, e presto vengo a rapire la Mia Sposa (...) e voi che non mi volete ascoltare vedrete e capirete dopo che Io, l’Eterno, avrò operato con la Mia Chiesa. Ascoltate bene quello che dico. (...) Le rivelazioni che sono scritte nei libri che ho dato ai miei santi profeti si stanno adempiendo. O popoli voi tutti sulla Terra, questo è un messaggio da parte Mia, l’Eterno. Sono Io che vi parlo! (...) Molto presto vedrete le profezie che sono scritte in Apocalisse 12 e in Daniele 12. Io rapirò solo la Mia Sposa, prima la proteggerò come fa un padre che protegge i suoi figli, e poi la porterò con Me nella Mia splendida e santa Gerusalemme, dove voi, o popolo che non avete voluto ascoltare, non entrerete giammai. Io parlo attraverso i Miei santi profeti, e mando la Mia parola scritta e uscita dalla bocca dell’Eterno. Tu, figlia, parla. Se tu non parli, metterò questo sul tuo conto. Tutti i Miei profeti devono parlare. Voi, che ostacolate ciò che Io dico, e parlo e rivelo, prima che venga il giorno di grande calamità, ne darete conto all’Eterno (...)". (Da un Messaggio audio anonimo divulgato il 17.12.2018)

giovedì 15 novembre 2012

O Gesù, riguarda la Croce!






  Gesù, per quei momenti, per quei momenti terribili che hai vissuto nell’alto della Croce… Tu hai detto che le sofferenze fisiche sono state atroci, ma il dolore più grande il tuo Cuore lo ha provato nel vedere la Mamma tua addolorata ai piedi della Croce. Ha sofferto le tue stesse pene: quello che Tu hai sofferto nella carne, tua Madre soffriva nello spirito. Nel suo Cuore ha sofferto come te, perché avrebbe voluto soccorrerti, amarti, coprirti di baci, perché quell’affetto immenso ti avrebbe almeno aiutato a sopportare tanto dolore.

  Non ha potuto. Quello stesso dolore ha provato per te ai piedi della Croce. Padre e Figlio  ̶  unica Divinità  ̶  Gesù, Dio, sulla Croce per salvare il mondo. E, ai piedi della Croce, la Vergine Maria per lo stesso scopo: per salvare il mondo.

 Tre sofferenze diverse. Il Padre vede il Figlio, il suo Cuore è squarciato, è annientato, ma non può aiutarlo: in quel momento non è il Figlio suo, è il peccato che deve essere distrutto su quella Croce.

  Ai piedi della Croce una Donna, una Madre, vede il Figlio in un mare sconfinato di dolore. Vorrebbe arrampicarsi su quella Croce, ma non può. In quel momento sulla Croce non è più il Figlio suo: su quella Croce c’è la morte, il peccato, che devono essere sconfitti per mezzo di quel Sangue, di quell’Innocenza, di quel Giusto.

  Tre Persone. Ognuna abbandonata al suo dolore immenso, senza che fra i Tre potesse passare una parola di conforto: ogni sofferenza nel dolore muto, individuale, insostituibile, incommensurabile.

  Gesù, quella scena, quel dolore, ora te lo presentiamo noi, te lo riproponiamo alla tua Presenza, al tuo sguardo misericordioso.

 Osserva quanto strazio, quanto dolore!

 Gesù, il mondo è quello di ieri, i figli sono quelli di sempre, sono quelli istigati dal tuo Nemico.

O Gesù, riguarda la Croce: il Figlio sulla Croce, un Padre ed una Madre che aspettano che si compia la sentenza del mondo, la sentenza stabilita per la sconfitta definitiva del Nemico, del Ribellatore, del Disobbediente, del Vendicatore! E come esso è stato sconfitto in quell’ora suprema, in quel dolore senza misura, senza limite, senza prezzo, senza nessun paragone, Padre, ancora adesso il Nemico deve essere schiacciato, perché quello che è successo – il Calvario – è sempre nel mondo: il Calvario non potrà essere dimenticato!

  Noi, piccole Tue consolatrici, questa sera te lo presentiamo, perché Tu a quello strazio ti ravvedi, Padre, e dici: “Per il Figlio mio, per la Mamma sua, per il mio dolore che provai in quell’ora terribile nell’assistere allo scempio del Figlio mio, voglio distruggere Satana senza far perire più i figli miei, i figli che sono usciti dalle mie mani, i figli che sono stati santificati dal Sangue del Figlio mio. Tutto è opera della mia creazione e, invece di distruggere gli uomini, devo distruggere l’Inferno”.

 Ecco, Padre, come potrà scagliarsi la tua ira: non sui figli tuoi, ma sul Ribellatore. E noi, per placarti, perché questo tuo Disegno si realizzi contro Satana, rinnoviamo ancora adesso il sacrificio della nostra vita: Padre, anche il martirio, per i nostri fratelli, per la tua Gloria, per consolare il tuo Cuore addolorato, quello di Gesù e quello della Mamma tua e della Mamma nostra, Maria.

Ti preghiamo, la nostra preghiera esaudiscila!

Così sia.




Fonte: © all rights reserved - Assunta Veltre, Ad Lucem per Crucem, Ed. Segno, Udine, 1992.





sabato 4 agosto 2012

Padre, grazie per la Mamma che ci hai donato!




 “Ave Maria, benedetta Tu fra tutte le donne!”. Questo è il saluto con cui ti ha accolto la cugina Elisabetta, quando Tu sei entrata nella sua casa portando con Te Gesù nel Tuo grembo. E irradiasti nella casa della Tua cugina la gioia più pura, tanto che il bambino, pieno di gioia, le sussultò in grembo ed ella, ispirata dallo Spirito Santo, ti proclamò beata per tutte le generazioni. E Tu rendesti grazie a Dio col Tuo Magnificat, con l’inno che ti ispirò il Tuo Sposo, che ormai aveva preso possesso del Tuo Cuore.


 “L’anima mia magnifica il Signore, perché ha guardato l’umiltà della Sua Serva e d’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata!”.


 Mamma cara, dolcissima, Mamma nostra, anche noi facciamo parte della generazione posteriore, ma anche noi ti proclamiamo beata e anche noi rendiamo grazie all’Eterno Padre per aver scelto come Madre dei cristiani, come Madre dei cristiani peccatori, come Mamma, la più dolce, la più bella, la più soave, la più pura, la più umile, la più santa di tutte le creature che sono uscite dalle mani della Sua Creazione.


 Quando Lucifero peccò di superbia ribellandosi e disobbedendo al Creatore, gli Angeli buoni restarono atterriti, terrorizzati, perché essi avevano ignorato che gli Angeli potessero ribellarsi al loro Creatore.


 Ma, in quello sbigottimento, il Padre ebbe subito l’idea di creare Te, l’Umile, la Pura, l’Innocente, la Forte che avrebbe schiacciato la testa al superbo, all’iniquo serpente che vuole rovinare l’umanità.


 Immediatamente, la figura di questa Donna tutta pura e tutta santa Dio Padre la prospettò agli Angeli ed essi se ne rallegrarono e dimenticarono l’offesa che Lucifero e i suoi seguaci avevano fatto al Dio Potente, Misericordioso, Onnipotente.


 Cielo e Terra aspettavano la Creatura che avrebbe dovuto capovolgere le sorti dell’umanità.


 Padre, oggi più che mai vogliamo renderti grazie, gloria, lode, adorazione, onore e benedizione per aver mandato nel mondo la Vergine Maria a salvarci dal precipizio dell’Inferno, per averci dato la Condottiera che allontana il Maligno dai Suoi figli, che li difende con tutto il Suo Amore, che li difende con tutto il Suo Dolore.


 Grazie, grazie e benedizione a Te, o Padre, per averci dato questa Vergine che sin dal primo momento che il Verbo si era incarnato nel Suo Seno, ispirata di Spirito Santo, capì che la Sua missione era quella di salvare l’umanità insieme con il Figlio. Aveva capito che il Figlio che Tu le avevi donato non era Suo: era del mondo, era venuto per sacrificarsi, per salvare il mondo, e Lei doveva esserne Corredentrice, perché doveva crescere e soffrire con questo Figlio, e con Lui morire spiritualmente ai piedi della Croce per salvare tutti noi, figli ingrati verso di Te, Padre, verso il Figlio Tuo e verso di Lei.


 La nostra Mamma adorata fu per questo che Lei, con Gesù nel seno, piena di carità, incominciò a soccorrere la cugina Elisabetta, incominciò la Sua missione di carità. E da quel momento, da quel viaggio che ha fatto per le valli di Giuda per recarsi dalla cugina Elisabetta, la Mamma non ha fermato più i Suoi passi per rendersi utile alla salvezza dell’umanità.


 Sulla Terra ha lavorato e sofferto nel nascondimento della Sua casa a Nazareth, in Cielo incessantemente non fa che pensare ai Suoi figli.


 Lei ha avuto questa missione: schiacciare la testa al Ribellatore. Deve vincere l’umiltà, la bontà, l’amore, contro la superbia, contro l’odio, contro il delitto. E sta conducendo abbastanza bene la Sua battaglia e si sta mostrando obbedientissima alla Volontà del Padre, sulla Terra come in Cielo.


 Padre, grazie! Grazie perché ci hai dato una vita. Grazie perché ci hai dato un Figlio che per noi si è sacrificato, così torturato sulla Croce. Grazie perché tra i tanti doni altrettanto bello come quello del Tuo Figlio è stato il dono della Mamma!


 “Mamma”: il nome più bello! Qualunque figlio, nel mare burrascoso della vita, nella solitudine, nell’abbandono, nel tradimento, nello sconforto, chiama “Mamma!”. E il cuore si apre alla speranza, il cuore si apre alla certezza che questa Mamma, la più dolce, la più tenera delle mamme, non resterà sorda al grido di aiuto che Le si rivolge e questa Mamma sulle Sue braccia ci porterà nel porto sicuro del Paradiso, davanti al Tuo Trono Altissimo.


 Padre infinitamente buono, infinitamente santo, gloria, adorazione e benedizione a Te per tutti i secoli dei secoli per la Mamma che ci hai donato, per la Mamma che sa ottenere per i Suoi figli cattivi il perdono del Padre, per la Mamma che è pronta ancora a fare qualunque sacrificio, qualunque cosa al Padre piacerà domandarle per la salvezza dei Suoi figli.


 E grazie e lode e gloria e onnipotenza a Te, o Mamma cara! Insieme con la cugina Elisabetta ti proclamiamo beata, benedetta Tu fra tutte le donne, che sei stata scelta per Madre di Dio e per Madre dell’umanità!


 Aggrappati a Te, noi ci sentiamo sicuri. Aggrappati a Te, anche se Tu fossi all’Inferno, l’Inferno non ci spaventerebbe, perché il Tuo Amore, la Tua pietà, la Tua Misericordia hanno la potenza di sconfiggere tutti i mali per dare pace, gioia, sicurezza nei nostri cuori.


Sii benedetta, o Madre, ora e sempre, per tutta l’eternità!


Così sia.






Fonte: © all rights reserved - Assunta Veltre, Ad Lucem per Crucem, Ed. Segno, Udine, 1992.

Padre, per il Sangue del Tuo Figlio




  Sangue di Gesù, Potenza, Potenza che plachi l’Ira del Dio Altissimo, per le mani del Cuore Immacolato di Maria riversati sull’umanità. Acceca l’ira del demonio, sconfiggi Satana, salva l’umanità! Salva l’umanità per questo Sangue, Padre, che ancora scorre dalla Croce per mezzo del Sacrificio eucaristico!


  O Padre, la Tua Ira è pronta a fare giustizia dell’umanità, ma il Sangue del Figlio Tuo ha coperto il mondo. Non puoi distruggere l’opera della Sua obbedienza, del Suo dolore, della Sua Redenzione! Padre, del Sangue di Tuo Figlio è piena la Terra!


  Padre, allora, il Tuo Figlio si è immolato invano anche per Te?


  Padre, non hai in nessun conto più il Suo Sacrificio? Perché lo hai mandato sulla Terra? Perché lo hai costretto a obbedire fino alla dolorosissima morte in croce? Perché tanto dolore e tante lacrime alla Vergine che sin dall’eternità era nel Tuo Pensiero per mandarla nel mondo a rinnovare l’umanità?


  Padre, il mondo si è allontanato da Te, è vero, e Tu permetti che, prima che arrivi il Tuo castigo sulla Terra, il mondo si sia castigato da solo. Sono i suoi peccati che lo stanno distruggendo, perché Tu, disgustato perché non ti si invoca, non si invoca il Tuo aiuto, la Tua Potenza, hai girato il Tuo Santissimo Volto dall’altra parte, permettendo che siano gli uomini stessi a castigarsi col male che li uccide, col male che porta guerre, disordine, spargimento di sangue.


  Ma, Padre, quando Tu hai creato l’uomo, il suo peccato era presente nella Tua Eternità, nella Tua Onnipotenza. E per questo avevi già pensato di salvarlo col Figlio Tuo e con la Mamma Sua.


  Perciò, Padre, per il Sangue del Tuo Figlio… guarda solamente nel mondo al Sangue del Tuo Figlio e placa la Tua Ira. Guarda le lacrime della Vergine: non procurarle un altro dolore!


  E’ stato più grande del mondo il dolore che Lei ha provato nel vedere morire il Suo Figlio così barbaramente torturato. Non procurarle un altro immenso dolore nel vedere che milioni di figli Suoi dovranno perire per il castigo del Cielo e finire nell’Inferno per l’eternità!


  Padre, ti offriamo ancora il Sangue di Gesù e le Lacrime della Madonna per placare la Tua Ira. Sia il Sangue del Tuo Figlio e i Dolori della Sua Santissima Mamma, della Tua Figlia prediletta, a toccare quel Cuore così addolorato e così adirato per placare la Tua Giustizia e scatenare la Tua Misericordia.


  Così sia.



Fonte: © all rights reserved - Assunta Veltre, Ad Lucem per Crucem, Ed. Segno, Udine, 1992.

lunedì 28 maggio 2012

Padre, ti preghiamo, placa la Tua ira




Padre, Tu hai sacrificato il Tuo Figlio sulla Croce per il nostro amore.


Padre, Tu sei solamente addolorato, Tu non puoi inquietarti, perché Tu sei il Dio dell’Amore, sei il Dio della Pace, Tu sei il Padre della Misericordia!


Tu chiami, richiami, aspetti nel dolore e nella dolcezza che i figli Tuoi ritornino.


Padre, con la Mamma Tua, stiamo zappando il fico che non dà più frutto.


Aspetta, Padre! Tu sei paziente, Tu sei amoroso, Tu sei la Bontà!


Padre, Ti preghiamo, placa la Tua ira, non guardare ai tanti peccati del mondo; guarda all’amore che ti danno tanti, tanti figli Tuoi sparsi nel mondo. L’amore di questi pochi, Padre, deve consolarti per tutti quelli che ti offendono.


Essi sono ovunque ai Tuoi Piedi, davanti al Tuo Tabernacolo, davanti alla Tua Presenza d’Amore. Sono lì perché in quel momento, in quel posto, Padre, i loro cuori palpitano insieme al Tuo, insieme al Cuore della Vergine Addolorata, insieme all’Adoratrice perfetta che accanto a Te ripara, supplica, adora, e ti chiede continuamente di perdonare i figli Suoi.


Ecco, Padre, innanzi al Tuo Tabernacolo i Tuoi adoratori sentono i Tuoi gemiti, sentono i Tuoi palpiti d’amore, e li fanno propri – li facciamo nostri, Padre – e con lo steso dolore noi eleviamo suppliche al Padre per la salvezza dei nostri fratelli; perché davanti al Tabernacolo noi − tutti i Tuoi adoratori – ti offriamo i nostri cuori, li diamo totalmente a Te perché, dandoli a Te, Tu li riempi del Tuo stesso Amore, del Tuo stesso Dolore, e quindi noi preghiamo il Padre non più col cuore nostro, ma col Tuo Cuore − col Cuore del Suo Figlio − che è pieno dello stesso Amore, dello stesso Dolore del Figlio Suo.


E allora, per tutti questi cuori addolorati e amorosi, che insieme a Te, accanto alla Tua Prigionia d’Amore, anch’essi si rendono prigionieri volontari – essi abbandonano il mondo per accettare la prigionia d’amore accanto ad ogni Tabernacolo – e per questa prigionia d’amore, per questo sacrificio, il Padre dovrà consolarsi, dovrà placare la Sua ira.


Padre, ascolta la Voce del Figlio Tuo che ha subito tanti tormenti, che ha subito tante umiliazioni, perché è marcito sul legno della Croce il Suo Corpo perché desse un grande frutto: il frutto della Sua Vita in mezzo a noi, Prigioniero in mezzo a noi!


Ecco, Padre, per questa Prigionia d’Amore, per questa Presenza del Figlio, per questi cenacoli che si formano intorno a noi per pregare insieme con noi e insieme con la Mamma di salvare il mondo, Padre, il Tuo Cuore si commuova, il Tuo Cuore torni a essere dolce, buono, paziente verso i figli ingrati!


Tu stesso ci hai detto: “Mamme, siate come il Padre Celeste, usate con i vostri figli il comportamento che il Padre Celeste usa con voi: amore, pazienza, dolcezza; se non ottenete niente con le buone, tanto più non lo otterrete con la frusta; e allora, pazienza!”. Allora, si ottiene più con la dolcezza che con il castigo, che con le cattive maniere. E allora, Padre, Tu vuoi ritrarre questo Tuo insegnamento dell’usare la frusta per i figli cattivi?


Padre, che cosa ne otterresti? Che questi figli cattivi vanno nelle mani del Tuo Nemico.


Padre, perdona! Satana non ha nessun diritto sulle anime che il Figlio Tuo ha lavato col Sangue della Croce. E ancora non ci stanchiamo di ripeterti: per quel Sangue, per quelle Lacrime della Vergine, per le suppliche di quei pochi che ti amano, di quei pochi che vogliono aiutarti a salvare il mondo, Padre, placa la Tua Ira almeno ancora per un po’ di tempo, e lascia tempo alla Mamma e ai Suoi seguaci di trasformare i cuori.


E la Tua Potenza, Padre, vincerà! Deve vincere, Padre, la Tua Potenza, la Tua Misericordia, perché il demonio può essere sconfitto al solo alzare della Tua Mano: con una sola Tua Parola – a un Tuoi ordine – Satana può essere sconfitto.


Il suo regno sulla Terra ormai volge alla fine.


Padre, distruggilo! Però salva i Tuoi figli! Non distruggere il regno di Satana facendo riempire prima l’Inferno delle anime dei Tuoi figli, perché quelle anime sono il soffio d’Amore che Tu hai infuso a ogni Tua creatura plasmata con amore dalle Tue Mani.


Così sia.




Fonte: © all rights reserved - Assunta Veltre, Ad Lucem per Crucem, Ed. Segno, Udine, 1992.


sabato 12 maggio 2012

Quinto Mistero Doloroso




Sono giunto al Calvario sfinito, sanguinante, desideroso che tutto si compisse al più presto, per porre termine alle atroci sofferenze.


Mi fanno girare le spalle, anzi mi sono girato Io per salvare il Mio pudore, perché le vesti mi vengono strappate con violenza da dosso e, giacché si erano attaccate alle Mie ferite, esse, tirate giù con forza, si portano le carni che vi si erano attaccate.


Le Mie ferite si riaprono e il Sangue bagna a rivoli la terra.


Maria si toglie il suo velo verginale e lo dà a Longino, che pietosamente lo prende e lo dà ai carnefici perché ne fossi coperto.


Mi sdraio sulla Croce.


Sono legato come un malfattore, perché non potessi reagire ai furiosi colpi di martello, che dovevano battere su chiodi giganti.


I chiodi squarciano le Mie mani.


Emetto solamente un grido, impulsivo, al primo colpo, perché in quel momento non lo aspettavo; e poi silenzio, silenzio senza gemiti, agli altri colpi, agli altri chiodi.


Quando la Croce viene issata per fissarla nel foro stabilito, il Mio Corpo sballotta da ogni parte. Le carni, le piaghe delle mani e dei piedi si squarciano, le spine escono da una parte e si conficcano dall’altra, e creano nuove ferite, maggior dolore, altro Sangue.


Non posso stare in nessuna posizione: non posso drizzarmi sui piedi per respirare, perché si allargano le ferite dei piedi. Non posso trovare una posizione che mi dia un attimo di sollievo.


Il Corpo si accascia sulle gambe e si allargano le ferite delle mani. Quale spasimo!


Freddo, sangue, sete, febbre altissima.


Chiedo da bere, e mi danno la spugna imbevuta di mirra e aceto perché mi stordissi e non sentissi tanto dolore. La rifiutai per soffrire nella pienezza dei Miei sensi.


Ma il dolore più grande, il dolore che faceva scoppiare il Mio Cuore prima che fosse raggiunto dalla lancia, era la presenza di Mia Madre. Non potevo incontrare il suo sguardo. Quanta pena, la Mia dolcissima Madre!


Due Innocenti, due Cuori doloranti, due dolori scherniti, due dolori beffeggiati per la ferocia del Mio Nemico.


Eppure, in quell’immenso dolore, Mia Madre trovò la forza di pronunciare con Me le stesse parole che Io rivolsi al Padre. Quelle parole le pronunciamo ancora insieme – oggi – per salvare l’umanità perduta: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno”.


Poi, l’ultimo grido, spontaneo: invoco la Mamma.


Mamma, sei stata Tu la più grande ferita che ha dovuto sopportare il Mio Corpo, perché il tuo Figlio innocente, buono e santo, che per tutta la vita ti ha adorato, ha dovuto darti dalla Croce un immenso dolore, che avrebbe voluto risparmiarti.


In quell’immenso dolore, in quel grido di “Mamma!”, quando Lei perdeva il suo Figlio innocente, partoriva l’umanità peccatrice, l’umanità a cui è stata data la salvezza proprio per mezzo di Maria.


In un immenso dolore, Gesù e Maria, in quegli spasimi, in quel Sangue, non hanno pensato a Loro: hanno pensato a voi.


Hanno pensato alla vostra salvezza, perché quel Dolore deve essere da voi tutti – da tutti i salvati dal Sangue di Cristo e dalle Lacrime di Maria – deve essere glorificato per l’eternità nel Paradiso.


Così sia.



Fonte: © all rights reserved - Assunta Veltre, Ad Lucem per Crucem, Ed. Segno, Udine, 1992.

Quarto Mistero Doloroso




Mi hanno caricato il pesante legno della Croce.


I due ladroni sono più veloci di Me verso la salita del Calvario. Essi non sono stati bastonati, perché la legge non prevedeva la frustazione. Le frustate erano state solamente per Me, perché Pilato, con questo atroce mezzo e con questa sua viltà, credeva di impietosire il popolo; mentre se questo, se tanto non fosse stato già stabilito dal Cielo che dovesse accadere, a Pilato sarebbe bastata una sola parola, dura, precisa, per salvarmi.


Il Mio corpo è stato già fiaccato dalle frustate, che lo avevano lacerato.


La corona di spine non mi permetteva neanche i movimenti della testa, e la Croce che urtava presso di essa conficcava maggiormente le acute spine nel Mio capo.


Camminavo barcollando, con la testa che quasi toccava la terra, cadevo sfinito, senza forze.


Ad ogni caduta, Mia Madre doveva essere sorretta, perché il suo corpo vacillava  insieme col Mio. Avrebbe voluto corrermi accanto, avrebbe voluto impiegare tutte le sue fragili forze per aiutare il Figlio a liberarsi da quel peso: aiutarlo. Ma non solo questo le era vietato, ma doveva ancora assistere allo scempio più grave: i Miei sgherri pretendevano che Io mi alzassi a forza di frustate, di calci, di spintoni. Per loro ero solamente un oggetto sulla terra, un oggetto che doveva obbedire senza pietà alla loro ferocia satanica.


Ed Io raccoglievo tutte le Mie forze, soprattutto per la Mia Mamma, per non squarciare maggiormente il Cuore della Mia Mamma. Il suo immenso amore mi dava la forza di rialzarmi per non vederla soffrire, perché le sue pene erano anche le Mie.


Mi rialzavo, stentavo, barcollavo, ricadevo.


Figlie, non ci sono parole per descrivere questo immenso dolore, questa scena orribile della creatura che, invece di suscitare pietà, scatena sempre nuovo furore.


Gesù si rialza.


Il Cireneo mi dà un relativo aiuto: la Croce la portavamo insieme, però il peso più grande egli lo faceva ricadere sempre su di Me. La Croce non era destinata a lui e non aveva voglia di soffrire.


Sanguinando, piangendo e cadendo, sono arrivato al Calvario.


L’unica pietà: la Mia Madre, il cui dolore era anch’esso oggetto di scherno e di derisione per i nostri carnefici.


“Padre nostro, che sei nei Cieli, sia santificato il Tuo Nome! Padre nostro, per santificare il Tuo Nome e per la Tua Gloria, il Figlio Tuo sopporta tutto lo strazio della malvagità del mondo, per redimerlo, per strapparlo dalle mani del Tuo Nemico. Padre, il Figlio Tuo sotto la Croce implora ancora pietà per le Tue e le Sue creature. Amen”.








Fonte: © all rights reserved - Assunta Veltre, Ad Lucem per Crucem, Ed. Segno, Udine, 1992.







lunedì 7 maggio 2012

Terzo Mistero Doloroso




Solo poche spiegazioni su questo Mistero.


Mi si strappa la barba, mi tirano per i capelli e mi trascinano per la stanza: schiaffi, pugni, bastonate sulla corona di spine per farla conficcare bene sulla fronte.


Anche le carni del Mio capo si squarciano e rivoli di sangue cadono a terra.


Sfinito dalle percosse alla schiena, che poi avevano toccato tutto il corpo, i carnefici mi trattavano come una palla da rimbalzo.


Il mantello che mi avevano messo sulle spalle me lo levarono. Dovevano ridarmi il mio vestito, perché dovevo prendere la croce per salire sul Calvario; ma il vestito me lo buttavano da una parte all’altra della stanza. Io, barcollando, umiliato, grondando lacrime e sangue, mi avvicinavo alla Mia veste, stavo per prenderla, ed essi con lazzi, risate, urla feroci di gioia, tiravano calci alla Mia veste e la spingevano ancora in avanti, facendomi ruotare così per diverso tempo nella stanza.


Vedete, figlie, quante sofferenze, quanto dolore, quanta umiliazione, sopportata unicamente per l’eccessivo amore verso le creature che dovevo salvare.


Siatemi vicine! Meditate il mio dolore.


Figlie, alla Mia fedelissima vittima e discepola Maria Valtorta concessi l’onore di vedere – tutto nella realtà – le pene del suo Salvatore, i dolori della Sua Santissima Madre. E quelle parole, quella Mia Vita non è stata data, offerta, solamente perché quella creatura benedetta che già tanto soffriva potesse, per mezzo di queste visioni, soffrire, soffrire con sofferenze superiori alle sue forze, perché si innamorasse della Mia Passione e si unisse ad essa per salvare il mondo, e lo ha fatto fedelmente.


Ma i Miei dettati e le visioni ad essa presentate erano per tutti i Miei figli che volessero meglio conoscere la Mia vita, la Mia Passione, per approfondirla e per unirsi meglio a Me.


Meditare tutto durante il Rosario sarebbe troppo lungo. Però una piccola scena, la scena più saliente, quella che più deve sconvolgere il vostro cuore, queste piccole scene dolorosissime del vostro Salvatore vanno scelte e meditate durante il percorso della Sua Passione.


Vedete, figlie, come solamente poche parole hanno unito il vostro spirito a quelli di Gesù e di Maria, e il dolore è penetrato nei vostri cuori. Perché questo dolore salverà… dovrà trarre la forza di strappare al vostro cuore questa implorazione: Gesù mio, veramente sono stata anch’io la causa di tanto male. Perdonami! Non voglio più offenderti. Voglio essere tra i Tuoi consolatori e non più tra i Tuoi crocifissori. Salvaci, Gesù, ed imprimi nel nostro cuore la Tua Passione. Fa’ che almeno il nostro spirito senta il dolore di quello che veramente Tu hai provato nella carne. E noi ti diciamo: piuttosto la morte e non più il peccato, per sentirci dire quello che hai detto al buon ladrone: ‘Figlio, sei pentito?Stai tranquillo, anche tu sarai con Me nel Paradiso’”.


Così sia.




Fonte: © all rights reserved - Assunta Veltre, Ad Lucem per Crucem, Ed. Segno, Udine, 1992.

In questo modo sollevate la Croce di Gesù




Gesù, carico della Croce, carico dei peccati del mondo intero, di tutta l’umanità, è costretto a salire il Calvario per essere crocifisso. Gesù cade e ricade sotto il pesante legno della Croce, schiacciato dal cumulo enorme dei peccati che porta sulle spalle.


Figlie mie...figlie mie! Io non ho potuto, non ho potuto togliere la Croce dalle spalle di mio Figlio; perché, se avessi potuto farlo, quel peso, quel dolore, lo avrei sopportato io per Lui, avrei trovato la forza di raggiungere il Calvario. Ma, allora, né io né gli altri potettero farlo.


Solo per breve tempo il Cireneo lo aiutò, ma egli non ne portava tutto il peso, perché la croce non era per lui.


Allora come oggi, Gesù va sempre al Calvario per salvare i Suoi figli. Gesù cade ancora sotto la Croce. Dove sono i volontari cirenei disposti a sollevare quella Croce, a mettersela un poco ciascuno sulle spalle per non far soffrire più il vostro dilettissimo Salvatore, il vostro amantissimo Creatore?


Cirenei! Cirenei! Diventate tutti… Cristiani!... Cristiani!... vi invito ad essere tutti cirenei! Vi invito, figli, per la vostra salvezza, a portare un poco ciascuno quella santa Croce, per alleggerire le sofferenze di Gesù.


Egli non ce la fa più. La Croce è sempre sulle Sue spalle, perché da tutte le parti del mondo sono milioni le persone che lo considerano ancora il Malfattore, l’Ignominioso, l’Uomo non considerato, però da tutti conosciuto per essere vilipeso, bestemmiato.


Figlie mie, sono in giro per il mondo per cercare tante Veroniche e tanti Cirenei disposti ad alleviare le sofferenze di Gesù.


Gesù spasima, Gesù muore a ogni momento perché si vede abbandonato da tutti, tradito, calunniato. Soffre le ingiustizie del mondo, soffre gli omicidi, soffre i tradimenti, soffre l’oppressione del forte sul più debole. Gesù soffre in tutta l’umanità che soffre.


Questi sono i Suoi collaboratori: i sofferenti, i calunniati, gli oppressi. Sono i sofferenti che mantengono l’equilibrio del mondo: oltre alle preghiere della Mamma, ci sono ancora essi – i sofferenti – che pagano alla Giustizia di Dio per la salvezza del mondo.


Figlie mie, quando Gesù cade nei vostri fratelli avviliti, schiacciati dalle ingiustizie, dalle oppressioni dei potenti, soccorrete questi fratelli, sollevate le croci dalle loro spalle, e in questa maniera sollevate la Croce di Gesù.


Gesù è presente nelle persone più misere, è presente negli emarginati, è presente nei sofferenti gravi, è presente ovunque all’angolo delle strade dove incontrate solitudine, miseria, abbandono. Quante persone abbandonate lungo le vie delle grandi città e nessuno si occupa di loro! In quei corpi c’è Gesù, Gesù che è caduto sotto la Croce e nessuno gli tende la mano per rialzarsi.


Se volete seguire Gesù, amatelo nei vostri fratelli più miseri, sollevate la loro croce, perché in questo modo sollevate la Croce di Gesù.


E se voi doveste cedere a qualche tentazione e cadere sotto la croce, dite a Gesù: Signore, voglio rialzarmi: aiutami!”


E Lui è pronto a rialzarvi, è pronto a riprendere la vostra croce e a mettersela sulle Sue spalle.


Ma per Lui, al Suo grido di aiuto, non c’è una risposta. Pochissimi sono i fedeli che lo seguono con amore sulla strada del Calvario, fino al Calvario, disposti a essere crocifissi con Lui.


Siate voi, figlie, tra questi pochi redentori che seguono Gesù al Calvario insieme alla Sua dilettissima Madre, al Suo fedelissimo Giovanni e alle pie donne. Siate sempre le pie donne che portano la visione di Gesù che cade e ricade sotto la Croce per salvare l’umanità.


La pace sia nei vostri cuori.




Fonte: © all rights reserved - Assunta Veltre, Ad Lucem per Crucem, Ed. Segno, Udine, 1992.

giovedì 26 aprile 2012

Cerchiamo nel mondo anime vittime




Figlie mie dilettissime, la Mia Santissima Madre, quando fui deposto dalla Croce e adagiato ancora sul Suo Seno verginale, la Madre, la Madre Dolente, la Madre Santissima, offriva al Padre con i Suoi Dolori la Vittima Immolata per la salvezza delle anime.


Figlie mie, ancora adesso la Mia Madre Santissima e Io, per salvare il mondo, cerchiamo le anime vittime, le anime disposte ad accettare le sofferenze fisiche e spirituali che il Padre Santissimo vorrà loro mandare per renderle più degne collaboratrici, corredentrici per la salvezza delle anime.


Dove sono le anime vittime che vogliono offrirsi al Padre insieme a Gesù come ostie consacrate sull’altare di quelle sante ginocchia dove è adagiato il Figlio Suo? Dove sono le anime vittime che vogliono abbracciare la loro croce per seguirmi sul Calvario in compagnia della Mia Madre Santissima e Addoloratissima?


Cerchiamo nel mondo anime vittime, anime disposte ad essere crocifisse sulla croce: ‘crocifisse’ nel senso di accettare con volontà e con la gioia di essere state scelte come corredentrici le pene e le sofferenze che dal Cielo vi verranno date come dono per la vostra salvezza, per la salvezza dei vostri fratelli.


Il mondo è ancora in piedi per l’equilibrio che a esso danno le sofferenze di tanti malati che soffrono solamente per amore di Gesù, perché hanno capito che la sofferenza ha un grande valore: è il mezzo – l’unico mezzo – di salvezza dell’umanità: sofferenza sofferta per amore di Gesù; fede, grande fede nella Vita eterna.


La Croce e Maria: queste sono le potenze che salveranno l’umanità.


Le sofferenze vengono mandate alle anime che si offrono vittime all’Eterno Padre, con Gesù e con Maria. Le sofferenze dei pochi, dei giusti e degli innocenti, purificano le colpe dei fratelli lontani e li salvano.


La sofferenza accettata con amore diventa  ‘croce’ che mette in fuga il demonio. Il demonio stesso ha detto: “Il Crocifisso mi perseguita. Sarà sempre Lui il Vincitore: Egli da solo è più forte di tutto l’Inferno”.


Chi ama la Croce e il Crocifisso non temerà le insidie del Nemico.


Figlie, la sofferenza, la Croce e Maria salvano il mondo. Il demonio odia i sofferenti e cerca di sconfiggerli perché ne conosce il grande valore, che è moneta grande per il riscatto delle anime. Lui, il Tentatore, insinua il male ovunque, ma odia e persegue accanitamente i seguaci della Croce e di Maria.


Quale potenza ha la Croce! Più si appresta il giorno della vostra riunione con Dio, più accrescete la vostra fede, la vostra speranza nel Paradiso, stringendovi sempre di più alla Croce.


Nell’ora della vostra morte, quando il demonio combatterà presso di voi l’ultima sua battaglia per farvi perire, la Croce, la Croce stretta nelle vostre mani, sarà l’unico mezzo di salvezza: sarà la bandiera che nell’ultima battaglia sventolerà per l’ultima sconfitta del Nemico. E la vostra morte sarà serena, sarà beata, nelle braccia di Maria che v’introdurrà nel Regno della Gioia senza fine, perché con la vostra croce siete anche voi riusciti a sconfiggere il Maledetto.


E giacché tutti dovete morire, diffondete tra i fratelli questo messaggio:  “Nell’ora della tua agonia, la tua croce abbia due Nomi: su un braccio della croce c’è scritto ‘Gesù Crocifisso’, sull’altro braccio è scritto ‘Maria’”.


Abbracciatevi, stringetevi alla Croce. Pronunciate, invocate l’aiuto, i Nomi Santissimi: “Gesù Crocifisso! Maria, Madre mia! Salvatemi dal mio Nemico!”.  Ed egli si ritirerà sconfitto nell’Inferno, perché trema e fugge davanti alla Croce e davanti a Maria.


La Croce di Gesù e i Dolori di Maria siano sempre nei vostri cuori, per offrirvi anche voi vittime all’Eterno Padre, come ostie consacrate sul seno di Maria. E Lei vi guiderà, Lei non vi lascerà soli. Avrete la Sua guida, la Sua forza, la Sua fede e il premio della Vita eterna, che spetta ai piccoli crocifissi che camminano sulla Terra protesi ad arrivare nel Cielo.


La pace di Gesù Crocifisso e della Sua Madre Dolente ai piedi della Croce resti nei vostri cuori con la Loro santa benedizione.


Amen.




Fonte: © all rights reserved - Assunta Veltre, Ad Lucem per Crucem, Ed. Segno, Udine, 1992.